Timballo di riso con peperoni e paprika

Timballo di riso con peperoni e paprika

Prima di iniziare qualsiasi preparazione, leggere attentamente le informazioni contenute nel link Legenda.

Ingredienti

  • 500 gr. di riso
  • 2 peperoni gialli
  • 2 peperoni rossi
  • 2 pomodori maturi
  • 1 cipolla
  • Prezzemolo
  • Mandorle tostate
  • Paprika
  • Sale
  • Pepe
  • Olio evo

Procedimento

Mondare i peperoni privandoli dei semini e dei filamenti bianchi, lavarli e tagliarli a quadratini.

Fare imbiondire la cipolla tritata finemente in un filo d’olio, aggiungere i peperoni, una manciata di prezzemolo finemente tritato e fare rosolare per qualche minuto.

Aggiungere i pomodori, ben lavati mondati, tagliati a cubettoni e fare rosolare ancora qualche minuto.

Versare acqua fino a coprire il tutto e a bollore regolare di sale di pepe.

Fare cuocere a fuoco medio, fino alla totale evaporazione dell’acqua, mescolando di tanto in tanto.

In abbondante acqua salata, fare bollire il riso lasciandolo piuttosto al dente, perché dovrà cuocere ancora nel forno, scolare e amalgamare con il condimento di peperoni.

Aggiungere paprika dolce o piccante a piacere e mescolare  nuovamente per fare amalgamare il tutto.

Adagiare il riso condito in una pirofila leggermente unta e livellare bene con un cucchiaio o con una spatolina pressando leggermente.

Spolverare di mandorle tostate tritate a farina, irrorare con un filo d’olio e cuocere in forno a 200 gradi fino a doratura.

Per consentire una maggiore doratura della superficie è possibile accendere il grill del forno, per gli ultimi 5 minuti di cottura.

Con le indicazioni per la preparazione dei timballi, è possibile realizzare anche dei tortini di riso.

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Storia del timballo

Il timballo, prende il nome dallo stampo, che in origine era semplicemente un contenitore cilindrico, con il diametro uguale all’altezza.

Questo, a sua volta, ha tratto ispirazione dalla cassa armonica, semisferica, di uno strumento musicale a corde.

Il timballo (o pasticcio) è figlio della cucina tardo medievale, infatti, l’idea di cuocere un guscio di pasta, o riso, condito con sughi molto ricchi, risale al XIV secolo A.c.

La tradizione, si è mantenuta nel tempo e oggi è rimasta in molte gastronomie regionali, in particolare in Emilia e in Campania.

Con il passare del tempo il timballo cambia forma e preparazione; al classico stampo cilindrico, si sono aggiunte forme quadrate, rettangolari, ovali, ad anello e altezze diverse, secondo la ricetta realizzata.

Anche il “guscio” si è modificato e i timballi “moderni” si sono estesi ad usare anche altri tipi di impasto o a farne completamente a meno. Spesso si usa come strato esterno della pasta condita, riempito con ricchi sughi e ingredienti vari, per poi richiudere con un ultimo strato di pasta.

Il sinonimo “pasticcio”, spesso è riferito alla versione dolce del timballo, che ha origini ancora più antiche.

Le prime tracce di questo tipo di preparazione risalgono infatti all’antica Roma.

Al di là di questi riferimenti classici, oggi per pasticcio, si intende un composto di vari ingredienti sovrapposti a strati e cotti in forno, per dare compattezza e unità di sapore.

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