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Un'abitudine molto antica

Si racconta, che Ippocrate, il padre della medicina, nel V secolo A.c., prescrivesse ai suoi pazienti affetti da inappetenza, un vino di sua creazione prima dei pasti.

Era appunto chiamato “Vinum Ippocraticum”, vino bianco dolce, speziato con macerati di dittamo, assenzio e ruta.

Un vino che i romani, per migliorarne il sapore amarognolo, mischiarono poi con rosmarino e salvia e che rinominarono, “Vinum Absinthiatum”.

Successivamente, nel periodo medievale, soprattutto all’interno di conventi, venivano elaborate molte spezie, provenienti da mercati orientali, con le quali si generava un nettare, da consumare prima dei pasti, chiamato “Vino aperitivo”.

Più vicino ai giorni  nostri, la nascita dell’abitudine dell’aperitivo, viene attribuita alla città di Torino, dove nel 1796, Antonio Benedetto Carpano, diffonde il “Vermouth”, un vino aromatizzato con china.

Nel 1815 è il momento di Ausano Ramazzotti, farmacista bolognese trasferitosi a Milano, per studiare e realizzare il primo aperitivo a base non vinosa e aprendo nel 1848, il celeberrimo bar.

Oggi, si chiama “Happy Hour” e oltre alle bevande, alcoliche e analcoliche, vengono serviti degli stuzzichini, di cui vi proponiamo qualche  assaggio, naturalmente, in versione Vegan.

Per verificare se vini, birre, liquori e distillati sono Vegan, consultare il sito https://www.barnivore.com

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