Tutti a questo mondo sono proprietari di qualcosa; una casa, un’auto, una moto e chi più ne ha più ne metta.
Naturalmente, quando si parla di una proprietà, ci si riferisce a qualcosa che possa essere sostenuto da documenti, quindi non quegli oggetti comuni, di cui si ci attribuisce la proprietà.
Quello che pochi sanno è che qualsiasi oggetto ritenuto di proprietà di chi che sia e i loro relativi documenti accompagnatori, altro non sono che una mera illusione.
Infatti, subito dopo la nostra nascita, avviene qualcosa che sancisce una realtà concreta e tangibile: la produzione e la firma da parte dei nostri genitori di un documento chiamato “Certificato di nascita”.
Da quel momento, la nostra esistenza è certificata; siamo a tutti gli effetti parte integrante della società.
Un attimo però, cerchiamo di capire con quale funzione e che cosa comporta tale registrazione.
Quindi, viene generato un documento, che certifica la nostra esistenza e le nostre caratteristiche fisiche, attraverso una serie di informazioni: Nome, Cognome, data e luogo di nascita, colore degli occhi, colore dei capelli e così via.
Certo, registrare la nostra nascita e le nostre generalità è importante, ma il motivo fondamentale per cui viene creato quel documento, è un altro.
Firmando quel documento, qualsiasi genitore, cede a tutti gli effetti la “proprietà” del figlio allo Stato italiano, registrato a sua volta, presso la “SEC” di Washington, ovvero l’Ente di controllo sulle Società quotate in Borsa, l’equivalente della nostra “CONSOB”, ma a livello mondiale.
In pratica, lo “Stato Italia” è a tutti gli effetti un’azienda, addirittura quotata in Borsa, che registra le sue risorse come “cespiti”.
Ma che cos’è un “cespite”?
Definizione di “cespite”:
“Fonte di reddito, di entrata, di produzione.” (Fonte: Dizionario Treccani)
Quando in un allevamento nasce un vitellino, la proprietà dello stesso è dell’allevatore, non della mucca che lo ha partorito e lo stesso concetto viene applicato anche per noi.
Gli viene messa una targhetta gialla in un orecchio, con un numero o con un codice di “riconoscimento”, esattamente come per noi vengono creati documenti come la “carta d’identità”, che vengono denominati, appunto di “riconoscimento”.
Quindi siamo di proprietà dello Stato, registrati, censiti, riconoscibili e rintracciabili in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, e utilizzati, come fonte di reddito o di entrata, come fossimo un qualsiasi macchinario di produzione.
Tutto a questo Mondo, che sia vivente oppure no è merce di scambio, utilizzato per produrre profitto, ed è di proprietà di tutti, fuorché di sé stesso.
Quindi nasciamo come tutti gli altri esseri viventi sulla Terra e poi entriamo subito nella “catena di montaggio”, divenendo un prodotto della società, che deve essere “consumato”, attraverso un’unica modalità: produrre profitto per altri.
Il tutto per inseguire denaro, proprietà e beni superflui, con la profonda convinzione, che siano davvero la principale o addirittura l’unica fonte di benessere.
La nostra carta di identità, altro non è che un cartellino pinzato su un orecchio, che serve a fare in modo, che nessuno sfugga alle leggi fatte dall’uomo, dimenticando sempre e puntualmente, che non sono quelle le leggi a cui nessuno può sottrarsi, bensì quelle della Natura, che invece, vengono costantemente ignorate in nome del profitto e del potere.
E tutti corrono all’impazzata, scontrandosi l’un l’altro, per accaparrarsi, una sorta di benessere inesistente, in un sistema, che porta la vera ricchezza solo a una élite di persone che stanno in cima a una piramide.
Alla fine, tutto questo correre e vivere di stress è come correre dentro una ruota per criceti, che non porta a nulla che abbia il merito di essere ritenuto davvero utile alla crescita e al benessere di tutti.
Quindi, come possiamo pensare di essere proprietari di qualcosa, se non lo siamo nemmeno di noi stessi?
Siamo venuti al Mondo senza niente e senza niente ce ne andremo; quindi è inutile affaticarsi tanto a rincorrere inutilmente denaro, proprietà o altri beni fittizi e falsi valori o ideali.
Una società che si evolve è una società che ha ben compreso e consapevolizzato, che il vero benessere è dato dalla condivisione, ed è questo il concetto a cui bisogna dare un’importanza reale.
Quindi evolversi, significa, oltre a molte altre cose, sostituire nei nostri stili di vita, il concetto di proprietà, con quello di condivisione.
Una società evoluta, non è una società illusa di trovare un’equilibrio nella competizione, con la grande menzogna che i beni necessari alla vita non sono sufficienti per tutti, bensì una società che sa molto bene, come distribuirli equamente e che solo occupandosi del bene altrui, si sta facendo il proprio.
Esattamente il contrario di ciò che avviene tutti giorni.